Non solo progetti, ma processi:
cultura e innovazione per la rigenerazione urbana
Il caso della Darsena di Ravenna: da infrastruttura commerciale a infrastruttura culturale
Molte aree metropolitane, soprattutto le grandi aree produttive, sono state progressivamente abbandonate: hanno perso la loro funzione d’uso e il loro valore di punto di riferimento per la memoria collettiva.


Una rigenerazione strategica, innovativa e sostenibile degli spazi fragili
È l’idea che ci ha guidate nel processo di trasformazione della parte storica della Darsena della città di Ravenna: i 136 ettari di bitte, banchine dismesse e scenografiche archeologie industriali sono diventate il nostro campo di sperimentazione.
Otto anni di di ricerca: Come accompagnare un bene dallo stato di abbandono alla sua trasformazione definitiva?
Quale metodologia adottare per raggiungere il giusto equilibrio economico a breve e medio termine?
> L’uso temporaneo
Abbiamo individuato la metodologia giusta nell’uso temporaneo: partiamo dall’ascolto profondo e dal dialogo con chi vive nei luoghi da rigenerare e ne conserva la memoria, per poi sviluppare un processo di innovazione che non lasci indietro le radici da cui è partito.
In questa visione, la cultura e la sua diffusione diventano meme di rigenerazione.


Abbiamo realizzato i primi esperimenti di riuso urbano e alcuni eventi di riattivazione nella sede storica del Tiro a Segno di Ravenna e lungo la banchina destra del Canale Candiano, in occasione di Darsena Open Show (Ravenna 2015).
Questi esperimenti hanno innescato un dibattito vivace tra i vari attori interessati e portato alla ridefinizione della normativa specifica per gli usi e riusi temporanei (il POC tematico Darsena di Città 2015). La nuova normativa ha aperto la strada a nuovi progetti per l’attivazione sia delle ex aree produttive che delle aree di banchina.
In questo contesto si colloca Darsena Pop Up, un progetto promosso dall’Associazione culturale Naviga in Darsena: un nuovo comparto sportivo-ricreativo sul lato destro della Darsena di città, con spazi per attività sportive, culturali e per il tempo libero, che abbiamo costruito con moduli shipping container e pensato sin da subito perché fosse fortemente improntato a principi di socialità, innovazione e sostenibilità.
Inaugurato nel 2016, in due anni è diventato un polo attrattivo della città e ha aumentato l’interesse di altri imprenditori per questa zona e, di conseguenza, innescato la trasformazione anche delle aree adiacenti.

La trasformazione della Darsena si è estesa sull’acqua con il progetto – tra i vincitori del Bando Periferie – di Darsena Pop Up 2: una piattaforma galleggiante come piccola unità di paesaggio e di ricerca, dove la condivisione della cultura, della creatività e dell’impegno ambientale diventano motore della tutela e trasformazione del “mare di città”.

> L’urbanismo tattico
La prossima sfida: rendere la sponda sinistra del canale fucina e laboratorio di un urbanismo tattico orientato alla mobilità sostenibile. I nuovi percorsi di connessione tra i luoghi attivati ridurranno il flusso carrabile, accorceranno le distanze e avvicineranno i servizi.
Tra i vari progetti in corso, il case study su cui stiamo lavorando riguarda una porzione di terreno sul lato sinistro banchina, ex sede del Consorzio Agrario. Si tratta di un incarico di ITC-CNR e Certimac nell’ambito del progetto TEMPUS “TEMPorary USes as start-up actions toenhance port (in)tangible heritage”.


La nostra visione per l’evoluzione della Darsena, influenzata anche dalle riflessioni maturate durante la pandemia Covid19 e sviluppate nei MemeTalk, trasforma un tratto di banchina e di strada carrabile in spazio pubblico, avamposto all’accesso del lato sinistro del Canale: una strada digitale che all’occorrenza possa diventare aula studio o palcoscenico di improvvisazione all’aperto.

